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Carriere nelle organizzazioni internazionali, Amerigo e AmCham ne parlano a Milano.

By | Attività dei Chapter, Conferenze e Seminari

Amerigo e AmChamNel quadro della collaborazione recentemente formalizzata in un accordo-quadro tra le due organizzazioni, il Chapter di Milano di Amerigo e American Chamber of Commerce in Italy hanno promosso a Milano una conferenza pubblica di Tindaro Paganini, consulente senior della Banca Mondiale già Consigliere del Direttore Esecutivo italiano. Paganini ha presentato le opportunità di lavoro nelle organizzazioni internazionali descritte nel suo libro “Banca Mondiale: un’opportunità per giovani e imprese”. Sono intervenuti all’evento, tenutosi presso la Camera di Commercio, il coordinatore del chapter di Milano di Amerigo, Edoardo Croci, il Segretario Generale di AmCham, Simone Croilla, il Presidente di ACTL – Sportello Stage, Marina Verderajme, il Presidente del comitato human capital di AmCham, Leonardo Zaccheo e la dirigente delle relazioni istituzionali della Camera di Commercio di Milano, Federica Villa. Nel 2016 la Banca Mondiale ha promosso progetti per 64 miliardi di dollari e offerto opportunità di lavoro e consulenza in tutto il mondo.

 

Cosa cambia tra USA, Europa ed Italia con la Presidenza Trump?

By | Attività dei Chapter, Conferenze e Seminari

Maglie“Chi è Donald Trump? Cosa cambia per l’Italia e per l’Europa” è il tema dell’incontro organizzato a Roma da Amerigo in occasione della presentazione del libro @realDonaldTrump di Maria Giovanna Maglie, una raccolta di un anno di articoli pubblicati dalla giornalista su Dagospia.

L’evento, ospitato dal Centro Studi Americani e moderato da Gian Luca Petrillo, coordinatore del Chapter di Roma, è stato introdotto da Andrea Chiappetta, Coordinatore JF CSA (Junior Fellows Centro Studi Americani). Hanno partecipato in qualità di relatori Rosa Giovanna Barresi (Alumni Ambassador Fordham University School of Law), Daniel Funaro (assessore alle Politiche Europee Comunità Ebraica Romana), Lucio Martino (Guarini Institute for Public Affairs John Cabot University), Giulio Terzi di Sant’Agata (già ministro degli Esteri), Pierluigi Testa (Presidente Think Tank “Trinità dei Monti”) e Giampiero Zurlo (presidente di Utopia).

Il dibattito ha analizzato gli aspetti più interessanti del Presidente Trump soffermandosi su quanto in realtà sia ben delineata e prorompente la sua politica. Si è parlato di rapporti economici tra gli Usa e il mondo, dei trattati commerciali di libero scambio e della politica di protezionismo messa in atto dal neopresidente e le conseguenze che essa avrà sul mercato internazionale ed italiano in particolare. È stata analizzata la composizione dell’elettorato di Trump e come la sua elezione sia stata la manifestazione di un profondo disagio della classe media. Particolare attenzione è stata rivolta ai rapporti internazionali tra potenze, al dialogo tra i paesi del Medio Oriente e gli Stati Uniti, alla vicinanza di Trump ad Israele e ai Cristiani perseguitati, così come al dialogo con la Cina.

Il dibattito è stato avviato da Gian Luca Petrillo che ha ribadito come sia ora di lasciare alle spalle tutta la discussione che ha caratterizzato l’ultima campagna presidenziale americana e come questa ha rappresentato un chiaro esempio di democrazia. Successivamente la giornalista e scrittrice Maria Giovanna Maglie ha sottolineato come la presidenza Trump è destinata a cambiare completamente le cose rispetto al passato, recuperando una certa idea d’America che era andata perduta, specie negli ultimi 8 anni.

Rosa Giovanna Barresi, Alumni Ambassador Fordham University School of Law, si è soffermata sulle capacità negoziali del nuovo Presidente degli Stati Uniti, capacità sperimentate con successo nel suo precedente ruolo di imprenditore. Sulla contrapposizione establishment ed anti-establishment e sull’abbandono della tradizionale dicotomia tra Repubblicani e Democratici si è soffermato Pierluigi Testa, Presidente Think Tank “Trinità dei Monti”. Particolarmente veemente è stata, infatti, la campagna di comunicazione che Trump ha condotto durante la campagna elettorale contro il mondo della finanza e contro Wall Street.

Muovendo da una prospettiva storica Lucio Martino, Guarini Institute for Public Affairs John Cabot University, ha rinvenuto nella figura di Trump alcuni caratteri del Presidente Carter e in quella di Hillary Clinton del Presidente Gerald Ford. Giampiero Zurlo, Presidente UTOPIA della necessità per le imprese italiane di aumentare la propria competitività sul mercato americano, attraverso una maggiore innovazione, se vogliono mantenere la quota di mercato di quarantacinque miliardi: una grande sfida per le imprese italiane che dovranno confrontarsi con nuove politiche protezionistiche.

Le possibili ricadute dell’elezione del presidente Trump sulla questione Israelo-Palestinese sono state affrontate da Daniel Funaro, Assessore alle Politiche Europee Comunità Ebraica di Roma, che ha sottolineato la necessità di ripensare le recenti decisioni assunte dall’ONU e ha ribadito la fedeltà dell’alleato israeliano. Giulio Terzi di Sant‘Agata, già Ministro degli Esteri ed Ambasciatore, ha sottolineato la capacità della democrazia americana di esprimere sempre un suo modello, sull’equilibrio tra i poteri e sui valori sanciti nella costituzione, nonché le influenze che la stessa è destinata a riversare sull’Europa.

US Presidential Election- Lessons Learned

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All’indomani dell’insediamento del nuovo presidente americano, grande successo per la conferenza “US Presidential Election – Lessons Learned” organizzata alla biblioteca Sormani di Milano dal locale Chapter di Amerigo e dal Consolato generale degli Stati Uniti in collaborazione con il Comune. La presentazione, ricca di dati  ed elaborazioni originali è stata tenuta da Dina Smelz, già analista del prestigioso Bureau of Intelligence and Research (INR) ed oggi Senior Fellow presso il Chicago Council on Foreign Affairs and Public Opinion. In sala, oltre a numerosi soci provenienti da tutto il Nord Italia, un folto pubblico di studiosi e ricercatori e molti rappresentanti del mondo accademico milanese. I lavori sono stati aperti da Rami Shakra, Deputy Public Affairs Officer del Consolato e Massimo Cugusi, Segretario generale dell’Associazione, mentre il dibattito, ricco di interventi dalla platea, è stato coordinato da Edoardo Croci, Coordinatore del Chapter  di Milano dell’Associazione.

La #lobby è una professione perbene

By | Attività dei Chapter, Conferenze e Seminari

Tutti vogliono regolamentare le lobby, ma in Italia nessuno ci è ancora riuscito. Sessanta progetti di legge in parlamento e sessant’anni di tentativi andati miseramente falliti. Tutta colpa della politica… ma anche di proposte non sempre mature e al passo con i tempi.Però questa volta qualcosa è andato in modo diverso. La Giunta per il Regolamento della Camera dei Deputati ha approvato la “Regolamentazione dell’attività di rappresentanza di interessi nelle sedi della Camera dei Deputati”, un primo passo nella direzione della regolamentazione delle lobby. Un’iniziativa “sperimentale” così la definisce l’On. Pino Pisicchio che è stato relatore del provvedimento, un regolamento che per sua natura si limita a definire le modalità di accesso dei rappresentanti di interessi all’interno di uno dei due rami del parlamento. Un passo avanti importante in un territorio delimitato ma dove fino ad ora altre iniziative avevano fallito. Un segnale di coraggio che dovrebbe portare quanto prima all’approvazione di una normativa primaria.Ci sono altre proposte di legge in discussione in Parlamento, ricorda Giampiero Zurlo, presidente di Utopia, società specializzata nelle relazioni istituzionali, che martedì 10 maggio ha ospitato Craig Holman il lobbista di Public Citizen, l’organizzazione di Washington che rappresenta da più di quarant’anni i cittadini americani davanti al Congresso. “I rapporti con le lobby sono stati regolati in alcune regioni, in alcuni ministeri, poi alcune amministrazioni hanno fatto passi in dietro. Ora la Camera dei Deputati fa un passo avanti, ma manca un quadro organico chiaro” spiega Zurlo.

L’incontro con Craig Holman è stato organizzato in collaborazione con l’Ambasciata USA e con Amerigo, l’associazione che raccoglie i partecipanti  ai più prestigiosi programmi di scambio culturale con gli Stati Uniti. Holman, orgoglioso  della sua professione confessa che “mia madre ha difficoltà a dire in giro che suo figlio fa il lobbista. Anche da noi purtroppo questo termine può assumere un significato negativo”. Per liberare il campo dagli affaristi spregiudicati Holman ha accompagnato le istituzioni americane nella lunga strada che ha portato al rafforzamento della normativa federale, dal Lobbying Disclosure Act del 1995, all’approvazione dell’Honest Leadership and Open Government Act del 2007 e alle sue successive modifiche che non lasciano più spazio a comportamenti criminali. “Dobbiamo essere orgogliosi del nostro mestiere” prosegue Holman e per questo occorre rafforzare la normativa esistente, per evitare che siano il denaro e le relazioni poco chiare a determinare l’evoluzione della normativa. I lobbisti in America lavorano alla luce del sole e si iscrivono ad un registro pubblico per garantire la massima trasparenza. Tutti possono vedere chi sono e cosa fanno. Anche le amministrazioni hanno obblighi analoghi devono rendere i propri documenti di lavoro scaricabili e accessibili tramite la rete Internet. Tuttavia è importante andare oltre la trasparenza, “Beyond transparency” come dice lui. Vanno stabiliti limiti chiari per i rimborsi dei pranzi e delle cene di lavoro, limiti per i regali e per i viaggi che non devono prolungarsi oltre le ragioni di lavoro.

Anche l’On. Antonio Misiani del Partito Democratico conferma l’importanza di queste misure, che renderebbero più sano lo scambio di informazioni tra industria e politica. La normativa statunitense è la più avanzata. E’ un chiaro riferimento per la discussione italiana sulla regolamentazione delle lobby. Ci vorranno anni per arrivare a una normativa così matura. In Italia stiamo dedicando molta attenzione a normare l’accesso ai palazzi, il cosiddetto registro dei lobbisti. Anche se i risultati sono incerti e frammentati siamo sulla buona strada. Ma questo non è l’unico punto. Dobbiamo pensare in grande, aspirando a un progetto organico che si applichi a tutte le istituzioni, che stabilisca obblighi di trasparenza tanto per i lobbisti quanto per le amministrazioni. Occorre chiarezza, andando a definire meglio il “traffico di influenze illecite” in modo inequivocabile definendo caso per caso tutti i comportamenti da regolare, limitare e sanzionare. Uno a uno, come avviene nella normativa americana: pranzi, cene, viaggi, regali, incarichi di lavoro. Occorre eliminare ogni area grigia per rendere efficace la lotta alla corruzione. Intervenendo nella discussione l’On. Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle ha subito chiarito che il movimento non è contrario in linea di principio alle lobby, ma “è fondamentale che la loro attività si svolga con etica e con trasparenza”. L’intervento di Holman è stato molto apprezzato al punto che Toninelli lo invita a tornare in Italia per intervenire in sede di audizione. Nel frattempo una sentenza della Corte Suprema Americana ha abolito i limiti di spesa che si applicavano alle multinazionali nel finanziamento delle campagne elettorali, che ora vengono equiparate ai cittadini e per questo possono contribuire oltre ogni limite. E’ proprio per questo che i candidati alle Presidenziali 2016 raccoglieranno più fondi rispetto a tutte le precedenti elezioni. C’è ancora lavoro da fare confessa Craig Holman, “la raccolta fondi sarà il prossimo punto da trattare”.

Lobbying e trasparenza. Craig Holman ne parla a Firenze

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HolmanIl professor Craig Holman,  esperto di Washington nelle attività di lobby per il Campidoglio e già docente presso la New York University, ha incontrato a Firenze l’11 maggio 2016 nella Redazione del Corriere della Sera – Corriere Fiorentino, ospiti del direttore  Paolo Ermini, il direttivo e alcuni amici  sostenitori del Chapter fiorentino di Amerigo. Il Professor Holman,  che nella mattina aveva tenuto una conferenza curata dal socio Amerigo professor Luciano Bozzo presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università fiorentina, ha affrontato il delicato tema della trasparenza nelle attività di lobby con particolare riguardo ai rapporti con il mondo della politica ed al finanziamento delle campagne elettorali. Interessante la comparazione legislativa fra quella degli Stati Uniti e quella degli Stati membri dell’unione Europea. Precedentemente Il professor Holman è stato intervistato per il giornale ospitante dal giornalista Marzio Fatucchi, fra l’altro menzione speciale per la Sezione Web del premio giornalistico Amerigo 2012.

Gawdat Bahgat incontra il Chapter fiorentino di Amerigo

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Gawdat BahgatIl professor Gawdat Bahgat, a Firenze per un Seminario alla Scuola Ufficiali dell’Aeronautica Militare, ha incontrato  il Chapter fiorentino di Amerigo. Tema dell’incontro la crisi nei Paesi medio orientali e del nord Africa. Il professor Bahgdat, professore di Affari per la Sicurezza Nazionale della National Defence University, esperto di politica medio orientale, ha risposto alle numerose domande relative in particolare alla crisi libica. L’incontro si è svolto nel pomeriggio di venerdì 15 gennaio presso la Redazione fiorentina del Corriere della Sera, grazie alla cortese disponibilità del suo direttore, dottor Paolo Ermini. L’incontro è stato preceduto dall’intervista del giornalista Marzio Fatucchi, fra l’altro mensione speciale per la Sezione Siti Web del Premio giornalistico Amerigo 2012.

SMART CITIES FOR A BETTER EUROPE

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Tutti noi abbiamo in testa il senso generale delle smart cities, ma dobbiamo fissare meglio questo concetto. È il pensiero di Vicente Lopez Ibor, autorevole manager spagnolo con solido background nelle energie rinnovabili, che ha concluso in questo modo la sesta conferenza semestrale di Enam (European Network of American Alumni Associations) Smart Cities for a Better Europe, svoltasi il 12 giugno scorso al Centro Studi Americani di Roma.

Tutti percepiamo cos’è una città intelligente. La immaginiamo tecnologica, innovativa, verde, sostenibile, creativa, integrata a livello di trasporti. Alcuni esempi già esistono: Londra, Singapore, New York. Il futuro sa già indossare le vesti del presente. Ma se dovessimo codificare tutto questo in una sola definizione potrebbero sorgere delle difficoltà. E gli interventi degli altri relatori presenti alla conferenza internazionale Enam, moderata dalla giornalista Maria Latella, socia di Amerigo, non fanno altro che irrorare di linfa le parole di Lopez Ibor. Ognuno di loro ha infatti espresso una propria visione di smart city o comunque evidenziato un aspetto particolare su cui insistere.

Massimo Cugusi, segretario generale di Enam, si sofferma sui dati come fonte essenziale delle smart cities: siamo nell’era dei big data e la mole enorme di numeri a disposizione, se fatta propria e interpretata, è di grande aiuto nel tracciare programmi. Ma Cugusi rammenta anche la tendenza a guardare sempre più ai “quartieri” intelligenti, oltre che alle “città” in quanto tali.

Se Cugusi si concentra sugli aspetti micro, il presidente di Amerigo Vito Cozzoli, braccio operativo italiano di Enam, tira in ballo la dimensione macro. La “taglia” delle smart cities può essere anche più larga di quella determinata dal confine amministrativo urbano. Si possono pensare “persino in chiave macro-regionale, e vengono in mente, in questo senso, realtà come Londra e Shanghai”.
Smart, a ogni modo, può esserlo anche un Paese. Perché, come sostiene il sottosegretario all’Economia Simona Vicari, le smart cities possono assurgere a “volàno di politica industriale per rendere l’Italia una smarter nation”.

“Smart Cities for a Better Europe”, il titolo della conferenza internazionale Enam, è molto programmatico e segna un cambio di passo: indica che lo Smart City Tour promosso nel corso dell’ultimo anno dall’Associazione Amerigo in varie città italiane prova a diventare continentale. Anche se Andrea Gumina, Program Manager dello Smart City Tour Europe, non nasconde la speranza che il quadro possa allargarsi all’Eurasia. Ma intanto c’è l’Europa. E l’ambizione è alta. Si tratta di mettere assieme innumerevoli tasselli.

La crescita, l’evoluzione e lo sviluppo delle smart cities vanno comunque finanziate. Sul piano europeo questo processo, al momento, non è fluido, sia perché l’Ue ragiona in termini di aggregazioni regionali, come rammenta il presidente dell’Osservatorio Smart Cities dell’Anci Francesco Profumo, sia perché come sottolinea Daniela Rondinelli, esponente del Consiglio economico e sociale europeo, i potenziali bacini di risorse attualmente disponibili sono troppi e la chiarezza ne risulta penalizzata.

Una storia virtuosa, in quest’ottica, arriva dall’Italia. Il progetto Smart & Start, lanciato da Invitalia, l’agenzia pubblica incaricata di attrarre investimenti dall’estero e promuovere il sistema impresa, è diventato un motore per la creazione e l’affermazione di aziende innovative. E ora la stessa Invitalia, come afferma l’amministratore delegato Domenico Arcuri, si appresta a investire nell’equity delle startup.

E se Bruxelles facesse lo stesso? L’idea non sarebbe fantapolitica. Del resto l’innovazione e la tecnologia sono al centro del progetto di città intelligenti.

E su questo, alla conferenza dello scorso 12 giugno, erano tutti d’accordo.

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TTIP, quali opportunità per il sistema Italia?

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Console Usa Rup a Convegno TTIPLa trattativa per creare un Trattato per il commercio e gli investimenti tra Europa e Stati Uniti (TTIP) è da mesi uno dei temi più caldi dell’agenda europea. Gli studi ufficiali parlano di possibili ricadute positive annue quando l’intesa sarà a regime: 120 miliardi di euro per l’Europa e 95 miliardi di euro per l’America. Se i negoziati in corso sfociassero in un accordo il “regalo” che arriverebbe – anche in Italia – per ogni famiglia europea di quattro persone sarebbe di un aumento del reddito disponibile annuo di 545 euro. A dirlo è un voluminoso studio realizzato dal Centro studi e ricerche economiche di Londra per conto della Commissione Ue, che ci offre qualche altro dato significativo:  ogni anno Unione Europea ed Usa  scambiano tra loro beni, servizi e investimenti per circa mille miliardi di dollari. Nel complesso, l’area che comprende gli Stati Uniti e i Paesi dell’Unione europea produce il 60% del PIL mondiale, contribuisce per il 33% al commercio mondiale di beni e per il 42% a quello dei servizi.  Da quando – nel semestre europeo presieduto dal premier Renzi – la trattativa dalle stanze segrete è diventata pubblica, il TTIP sta incontrando crescenti resistenze, soprattutto da parte di Organizzazioni non governative e della cosiddetta società civile. Appare dunque urgente approfondire la discussione, per offrire una valutazione attenta e ragionata su benefici e costi potenziali dell’accordo transatlantico, che ha come obiettivo primario quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e migliorando le condizioni per il flusso degli investimenti. Per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica, la CGIL Toscana, l’Istituto per le Ricerche Economiche e Sociali( IRES)  e l’Associazione Amerigo (rappresentata dal charter fiorentino Michele Ricceri e da numerosi soci) hanno organizzato a Firenze, nel salone Rizzotto di via Capponi,  un seminario per imprenditori, sindacalisti ed altri numerosi operatori interessati alla materia, con tre autorevoli relatori: il prof. Mario Deaglio dell’Università di Torino, uno dei maggiori esperti italiani del mercato globale, l’economista prof. Mauro Lombardi dell’ateneo fiorentino ed il Direttore dell’ Irpet,  Stefano Casini Benvenuti, intervistati dal giornalista Antonio Lovascio.

Sull’opportunità di affrontare il tema TTIP senza pregiudizi e con la massima trasparenza hanno insistito in apertura dei lavori il console generale Usa a Firenze signora Abigail M. Rupp, ed il segretario regionale della CGIL Alessio Gramolati, il quale ha annunciato il prossimo incontro di una delegazione con la Dgb in Germania, mentre l’8 aprile ci sarà un confronto a Firenze con il sindacato greco. Il dibattito, concluso dall’assessore regionale Sonia Nocentini, è stato introdotto dal professor Deaglio. Con il supporto di slides ha tracciato un inquadramento generale del Trattato, analizzandone le origini, i vantaggi, le criticità, le paure che stanno emergendo in Europa, ed anche i possibili scenari. Tutto dipenderà dal prossimo appuntamento di aprile a Washington quando le delegazioni torneranno a riunirsi. Se ci sarà un passo in avanti , è previsto un nuovo appuntamento a luglio. A questo punto potrebbe prendere forma l’Accordo, altrimenti tutto sarà rinviato a quando sarà eletto il successore di Obama.  Il professor Lombardi ha poi esaminato in dettaglio gli orientamenti e gli interessi dei vari Paesi europei, indicando quelli che sarebbero più avvantaggiati  e penalizzati dall’accordo ed in quali settori produttivi; i contrasti che stanno emergendo anche in Italia.

Il direttore dell’IRPET professor Stefano Casini Benvenuti si è invece soffermato sulle ricadute del TTIP sulla Toscana, una regione già fortemente proiettata sul mercato statunitense, che quindi dovrebbe trarre vantaggi da ulteriore questa apertura: <Sappiamo che le condizioni sono ancora molto incerte – ha detto Casini – non è facile quantificarli. Sapendo che il mercato Usa rappresenta per la Toscana il 10% dell’export, concentrato in molti settori, se valgono tutte le previsioni positive, questa operazione potrebbe portare un aumento del Pil intorno all’1% con tutte le norme a regime. Quindi un vantaggio superiore a quello italiano che tutti misurano intorno allo 0,7% – 0,8%> .

Ancora non è chiaro se e come verrà fatto il Trattato commerciale Europa-Usa, ma se fosse vero che il TTIP tende a uniformare sulla qualità più bassa, alcuni produttori toscani che fanno dell’alta qualità un’arma vincente potrebbero essere danneggiati. Questo è un punto interrogativo al quale potranno venire risposte solo dalle trattative dei prossimi mesi.

Presentazione Fulbright alla Cattolica di Milano

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FulbrightIl 10 novembre  si è tenuto presso l’Università Cattolica di Milano un incontro di presentazione delle opportunità di studio, ricerca e insegnamento offerte dal Programma Fulbright. All’evento, promosso dalla Commissione per gli scambi Culturali tra l’Italia e gli Stati Uniti (Commissione Fulbright) hanno partecipato la Prof.ssa Federica Olivares, membro del Board della Commissione e Docente presso l’Università Cattolica, la Dott.ssa Paola Sartorio, Executive Director della Commissione e il Dott. Sandro Zinani, Educational Advisor della Commissione.

Durante la mattinata sono state esposte le caratteristiche del Programma, le opportunità e i tipi di borse offerte, nonché le procedure e le scadenze. L’incontro è stato scandito dalla testimonianza di alcuni ex-borsisti, tra cui il coordinatore nazionale del Chapter Fulbright di Amerigo, Dott. Matteo Marzi, relativamente alla loro esperienza negli Stati Uniti. Per tutti è emerso che l’esperienza negli Stati Uniti ha fortemente caratterizzato i propri percorsi personali e professionali, arricchendo in modo positivo e per sempre le proprie esistenze.

E’ seguita una tavola rotonda alla quale hanno partecipato la Prof.ssa Daniela Parisi, Docente dell’Università Cattolica, il Dott. Enrico Cucchiani, Founding Partner e Ceo TGI, Londra e Former Ceo di Intesa Sanpaolo e il Dott. Renato Panesi, Fulbright BEST e fondatore della start-up D-Orbit.

Il dibattito che ne è seguito ha dimostrato che nonostante i grandi cambiamenti che le nostre società stanno attraversando, la maggior interconnessione e disponibilità di informazioni, il Programma Fulbright mantiene intatta la sua validità. Nulla infatti può eguagliare il contatto umano, l’immersione in una cultura diversa ed il network di amicizie e relazioni che il Programma può offrire. Ancora oggi, l’esperienza americana consente di superare i propri limiti ed ampliare i propri orizzonti ed aiuta tanti giovani ad intraprendere quei percorsi di eccellenza che hanno contraddistinto, e continuano a contraddistinguere, tante personalità del nostro paese nei più diversi campi di attività. L’occasione è stata propizia per presentare le opportunità offerte da Amerigo e scambiarsi idee che possano tradursi in progetti futuri per la nostra Associazione.

A Napoli una conferenza del Procuratore nazionale antimafia

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Grande successo a Napoli per l’incontro con il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, organizzato dal Consolato generale e dal Chapter del Sud Italia dell’Associazione. Un folto pubblico di soci ed altri alumni dei programmi di scambio internazionale del Dipartimento di Stato ha seguito con interesse l’esposizione dell’illustre relatore (anch’egli alumnus) alla quale ha fatto seguito una vivace sessione di domande e risposte. A fare gli onori di casa, il console generale Colombia Barrosse: “Sono particolarmente onorata – ha dichiarato – di ospitare il dottor Roberti, un uomo di Stato votato alla lotta alla crimialità”. L’incontro, moderato da Gianluigi Traettino, coordinatore del Chapter e consigliere delegato per il Mezzogiorno, si è svolto a poco più di una settimana dall’operazione “New Bridge”, coordinata da Fbi e Polizia italiana, che ha portato al fermo di 24 persone a New York legate alla famiglia mafiosa dei Gambino e alle cosche della ’Ndrangheta.

“L’intervento dei giorni scorsi – ha spiegato Roberti – prevede anche il sequestro dei beni per sottrarre ricchezza all’organizzazione criminale. Tutto è avvenuto grazie alla forte collaborazione e trasparenza tra le forze dell’ordine dei nostri Paesi”. Ma c’è ancora molto, moltissimo lavoro da fare. Secondo una risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 23 ottobre il giro di soldi accumulati dalla criminalità organizzata criminalità a organizzata è quantificabile in 670 miliardi di euro.

Ma in che modo le cosche incidono concretamente sui costi del mercato? “Innanzitutto sottraendo al fisco una serie di attività – prosegue il procuratore – Poi introducendo nel mercato una serie di asset di provenienza non controllata, che causano disparità concorrenziale”. E poi c’è la corruzione, probabilmente l’aspetto più allarmante e che in Europa muove mediamente un giro di 120 miliardi di euro, l’uno per cento del prodotto interno lordo UE. “In questo caso, purtroppo, l’Italia ha un ruolo di primato: si parla di cifre superano i 60 miliardi. Anche perché la corruzione non è ancora punita a sufficienza nel nostro Paese. Quindi, attraverso bustarelle e spinte, il metodo da sempre preferito da Cosa Nostra, si ottiene il controllo di appalti, di finanziamenti e si altera la concorrenza depauperando l’economia legale. Di fronte a questi numeri non può essere sufficiente la sola repressione”.