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Elezioni USA 2020 – Intervista a Francesco Clementi

By 27 September 2020 No Comments
Dopo Paolo Messa l’Osservatorio Amerigo sulle Elezioni Presidenziali USA 2020 ospita Francesco Clementi, professore di diritto pubblico comparato presso l’Univeristà degli Studi di Perugia. Nelle prossime settimane, il sito e la pagina Facebook dell’Associazione continueranno a promuovere un dibattito a più voci sugli aspetti politici, economici e sociali di un appuntamento di importanza planetaria.
Intervista di Valentina Cefalù

Mancano meno di 40 giorni alle elezioni in USA, e 40 giorni sono al contempo tantissimi e pochissimi.  La pandemia di coronavirus ha assicurato che le elezioni 2020 non saranno come nessun altro. Tenere il passo con così tanti nuovi cambiamenti può essere difficile, indipendentemente dal processo di votazione, ogni Stato opera in modo diverso e le regole stanno cambiando. Quali sono i focus point?

Si tratta, mai come oggi, di elezioni storiche. Segnate da un numero impressionante di morti per Covid da un lato, e, dall’altro, da un andamento dell’economia interna fortemente altalenante. Se a ciò si aggiunge, appunto, un elezione presidenziale, che vuol dire anche – non dimentichiamolo – il rinnovo completo della Camera dei Rappresentanti, quello di 1/3 del Senato oltre a diverse elezioni locali e statali, e ci si rende conto che è un anno davvero speciale. A cui si aggiunge peraltro il tema della nomina di un nuovo giudice della Corte Suprema dopo la scomparsa della carismatica Ruth Bader Ginsburg che rende il tutto ulteriormente al calor bianco, tenuto conto che il Presidente Trump potrebbe nominare così tre giudici durante il suo mandato: un vero unicum di un Presidente al primo mandato; sebbene vi siano forti polemiche anche tra i repubblicani, in considerazione del precedente di allora, relativo alla mancata nomina del giudice democratico Garland, nominato da Obama ma non ratificato dal Senato repubblicano, ritenendo impropria una nomina del genere a 293 giorni dalla scadenza del mandato.

Un tema centrale di questa campagna è senza dubbio il voto per posta, dagli esperti ritenuto sicuro, e invece screditato da Trump anche su twitter come fraudolento, ma consentito – a causa della minaccia COVID-19 – nella maggior parte degli stati: dalla North Carolina, Pennsylvania, Michigan, Minnesota e Florida, Arizona, Ohio e Iowa. I voti via posta faranno la differenza?

Immagino proprio di sì, non da ultimo perché, ad esempio, la Corte Suprema della Pennsylvania ha stabilito che le schede possono arrivare fino al 6 novembre e continueranno ad essere contate fino a quando non esisterà una chiara prova (ad esempio, un timbro postale) che le schede siano state spedite dopo il giorno delle elezioni (3 novembre). Così come, del pari, un giudice dello Stato del Michigan ha decretato che le schede potranno essere contate a condizione che il timbro postale sia stato inviato il giorno prima delle elezioni (2 novembre) e che siano pervenute entro il 17 novembre. E se questo accade per due Swinging-States la situazione mette ulteriore salienza nelle valutazioni che si dovranno fare, balucinando già il percorso complesso e tortuoso che ebbe la coda elettorale delle elezioni presidenziali del 2000 tra George W. Bush e Al Gore.

Altro appuntamento immancabile di questa roadmap Usa 2020 il primo dibattito presidenziale martedì 29. A Trump e Biden toccherà proporre idee capaci di coinvolgere, emozionare, scaldare la maggioranza dei cittadini. Cosa c’è da aspettarsi?

Sarà un dibattito importante, non da ultimo perché sarà di sicuro molto visto. Non mancheranno esclusioni di colpi tra i due, ma nessuno – immagino – cercherà il knockout definitivo. Che è sempre un colpo difficile e rischioso. Per cui vi sarà molta dialettica ma nessun vero vincente, a meno che non vi sia un crollo nervoso, per stanchezza, di uno dei due. Ma non credo che avverrà.

Trump ha cambiato in corso il manager al timone della sua campagna elettorale. Stepien è un esperto di campagne elettorali repubblicane, e ha lavorato con Rudy Giuliani, John McCain e con l’ex governatore del New Jersey Chris Christie. Farà la differenza?

Mi pare che la stia già facendo. Il Presidente ha aggiustato la sua strategia e non a caso è meno in difficoltà di come sembrava essere qualche mese fa.

Sul versante economico, passando ai temi più dibattuti, il presidente Trump non ha mancato di sottolineare la necessità di “dissociare” l’economia americana dalla Cina. Ma quanto e come peseranno pandemia, crisi economica e proteste sociali sulle elezioni? 

L’economia, e con essa la pandemia, peseranno moltissimo. Le proteste sociali avranno un peso, ma è un’arma a doppio taglio: fino ad un certo punto politicamente utile per i democratici che, agitando troppo il tema, rischiano di perdere il voto di chi pensa che la sicurezza sia un pre-requisito per esercitare a fondo la libertà. Insomma, una strategia law&order di certo non agevola un voto democratico. Per cui, se posso, direi di maneggiare il tema con attenzione e prudenza politica. Non dimenticando però che gli Stati Uniti sono la patria dei diritti e delle libertà. E anche questo, in un’elezione presidenziale, non può non pesare. Non soltanto agli occhi del mondo. Ma innanzitutto agli occhi degli elettori americani.

Quanto “pesa” la figura della Harris nella strategia?

A mio avviso è stata una scelta giusta, non da ultimo perché il vicepresidente è un ruolo spesso poco considerato. Ma lei ha la forza politica giusta, l’esperienza e la presenza per essere una potente alternativa nella dialettica con i repubblicani. E – da ultimo – una figura realmente presidenziabile. Che – ahinoi – per le elezioni presidenziali, pensando alla storia americana, non può non avere un peso nella scelta di chi, nella catena di comando, in emergenza, è chiamato dalla Costituzione a succedere al Presidente in carica.

I tanti dibattuti “sondaggi”, hanno visto negli ultimi tempi assottigliarsi il divario tra il presidente e lo sfidante Joe Biden. Per gli scettici dei sondaggi nazionali, anche la corsa presidenziale del 2020 si preannuncia stretta? 

Strettissima temo, vorrei dire quasi too-close-to-call. Per cui, immagino che finiranno a contare i voti per molti giorni; e temo che non basteranno gli avvocati. Anche questo, ancora una volta, sarà una lezione importante per tutti noi che abbiamo nel cuore gli Stati Uniti e che conosciamo il fatto che, dentro la complessità di un meccanismo statale di conteggio del risultato nazionale, ritroviamo il senso della scelta del Framers per un Paese che fosse rispettoso delle sue origini ma anche al tempo stesso orientato ad individuare, nel modo più corretto, chi diverrà titolare del potere esecutivo di tutta la Federazione.