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Elezioni USA 2020 – Le proposte economiche

By 1 October 2020 No Comments
L’Osservatorio Amerigo sulle Elezioni Presidenziali USA 2020 dedica il suo terzo appuntamento ad una riflessione sugli scenari economici nazionali ed internazionali
di Rosa Giovanna Barresi
Le elezioni presidenziali sono un fenomeno complesso: ai fini della vittoria di un candidato hanno sempre pesato, in ordine di importanza, lo stato dell’economia, le simpatie personali e la piattaforma elettorale. Quest’ultima è ritenuta da tutti un argomento di scarsa presa sull’opinione pubblica, in quanto spesso le proposte economiche dei due candidati si equivalgono. In realtà, quest’anno esistono differenze significative tra quanto proposto dal Presidente Trump e dal suo avversario, il sen. Joe Biden.

Scenario a lungo termine

Prima della pandemia, il Dipartimento del Lavoro prevedeva un rafforzamento dell’economia USA nei prossimi dieci anni: a parità di occupazione, si prevedeva un aumento di produttività pari allo 1,8%. A causa di ciò, il settore manifatturiero ed il commercio al dettaglio avrebbero perso un milione di posti di lavoro, assorbiti dallo sviluppo di altri settori, come la sanità o i servizi. Ora, secondo la “pandeconomia” (lo studio di come il COVID-19 stia modificando la nostra economia), la crescita della produttività dovrebbe subire un forte rallentamento e la disoccupazione dovrebbe aumentare. Lo scorso settembre, Alan Greenspan (ex presidente della Federal Reserve) ha dichiarato che l’inflazione ed il debito pubblico sono le maggiori criticità per l’economia staunitense. In effetti, secondo la maggioranza degli economisti, in presenza di disoccupazione crescente, ed in assenza di miglioramenti della produttività, si può generare inflazione. Se questo scenario dovesse verificarsi, il ceto medio verrebbe a sopportare il maggior disagio.

Social Security

Le sovvenzioni statali alle famiglie sono attualmente la principale voce di spesa del bilancio federale. Per la Social Security nell’anno 2021, si stima un esborso di circa 1.150 miliardi di dollari, dei quali il 90% verrà fornito dalla normale tassazione sugli stipendi. Il restante 10% sarà coperto da una tassa addizionale sugli stipendi di fascia alta, nonché dagli interessi sugli accantonamenti. Ma le elezioni di novembre cambieranno drasticamente queste previsioni. Infatti il Presidente Trump ha già decretato una moratoria per le tasse sugli stipendi, rinviandone il pagamento alla fine dell’anno. Inoltre, nel caso venga rieletto, ha promesso l’abolizione di queste tasse: in questo caso, le spese per la Social Security verranno prelevate direttamente dal bilancio generale dello Stato. Al contrario, il sen. Biden ha proposto di aumentare gli incentivi alle famiglie meno abbienti, aumentando le tasse sugli stipendi di fascia altaSecondo la Costituzione, il Presidente non avrebbe l’autorità di abolire un regime fiscale o di modificare gli stanziamenti per la Social Security, in quanto queste decisioni richiedono in ogni caso l’approvazione di una legge specifica da parte del Congresso. Inoltre, il Chief Actuary (una carica analoga al nostro Ragioniere Generale dello Stato) ha previsto che, in mancanza di alcun gettito fiscale e di altri stanziamenti alternativi, gli accantonamenti per la Social Security si esauriranno entro il prossimo 2024. Tutto questo rende molto difficile una previsione su cosa accadrà a questa voce di bilancio.

Difesa

Le spese per la difesa costituiscono il terzo capitolo di spesa (In ordine di grandezza) del bilancio federale. Il Presidente Trump, nella sua agenda per il secondo mandato, si è impegnato a mantenere il livello della capacità militare degli Stati Uniti, ad azzerare il terrorismo internazionale ed a concludere la partecipazione degli Stati Uniti alle cosiddette “guerre senza fine”. Per realizzare questi obiettivi, si è impegnato ad aumentare del 2.4% il bilancio della difesa per il 2021. Riguardo all’arsenale nucleare, Trump si è sempre dichiarato apertamente per una sua modernizzazione. Nel caso di una vittoria di Joe Biden, gli analisti si aspettano che le spese per la difesa vengano ridotte del 2 o del 3%. Inoltre, sebbene Biden abbia sostenuto in passato l’esigenza di ridimensionare il ruolo delle armi nucleari, è probabile che il loro processo di monernizzazione non verrà interrotto, in quanto questa decisione riscuote significativi consensi sia da parte Democratica che da parte Repubblicana.

Obamacare

Le disposizioni del Affordable Care Act erano state approvate nel marzo del 2010, con l’obiettivo di diminuire i costi delle assicurazioni sanitarie, rendendo obbligatorio per tutti un livello minimo di pagamento (in sostanza, una tassa sulla salute) e predisponendo un sistema di incentivi per i meno abbienti. Attualmente gli stanziamenti per il cosiddetto Obamacare occupano il sesto posto nel bilancio federale, ma sono destinati a salire nei prossimi anni a causa dell’invecchiamento della popolazione. La Corte Suprema degli Stati Uniti, in occasione della sentenza “National Federation of Independent Business v. Sebelius, 567 U.S. 519 (2012)“, aveva dichiarato (con una maggioranza di 5 a 4) che Obamacare rientrava nei diritti costituzionali del Congresso in materia di tassazione. Nonostante questa sconfitta, il Partito Repubblicano, che si è posto l’obiettivo di abrogare la legge dal preciso momento in essa è stata approvata, ha raddoppiato gli sforzi in questa direzione. Così, nel dicembre 2017, il Presidente Trump (nel quadro del Tax Cuts and Jobs Act) ha ridotto a zero dollari il livello minimo di pagamento necessario per accedere ai benefici di Obamacare, allo scopo di negare la natura fiscale della legge, rendendola in tal modo  incostituzionale. Nel febbraio 2018, la Corte Distrettuale Federale del Texas (su richiesta dallo Stato del Texas e da altri 19 stati) confermò l’incostituzionalità di questa nuova versione di Obamacare. Contro tale decisione, la California ed altri 17 stati hanno presentato appello nel gennaio del 2019, portando di nuovo il caso alla Corte Suprema. La vertenza verrà discussa il 10 novembre, una settimana dopo le elezioni presidenziali. Dopo la scomparsa del giudice Ruth Bader Ginsburg, il Presidente Trump ha proceduto alla sua sostituzione con Amy Coney Barrett, nonostante le numerose richieste di rinviare tale nomina a dopo le elezioni presidenziali La nuova composizione della Corte rende estremamente probabile che a questo punto Obamacare verrà abrogata definitivamente, lasciando gli stanziamenti attuali alla discrezione del Presidente in carica in quel momento.

Tasse e tariffe doganali

Le disposizioni del Tax Cuts and Jobs Act (varato dal Presidente Trump nel 2017, il suo primo anno di presidenza) hanno indubbiamente favorito le fasce di reddito più elevate. L’aliquota di tassazione dei redditi più elevati è stata diminuita dal 39.6 % al 37%. Grazie a questa legge, le aziende hanno potuto iscrivere a passività alcune spese (attività di ricerca e sviluppo, asset a breve termine) che in precedenza avevano necessità di un ammortamento pluriennale. Infine, nella sua piattaforma elettorale, il Presidente Trump, ha proposto di abbassare la tassa sui redditi finanziari dal 20% al 15%, ma senza fornire dettagli specifici.Di diverso avviso il sen. Biden, che ha comunque promesso un aumento della tassazione, sia pur impegnandosi a non modificare il carico fiscale sui redditi al di sotto dei 400 mila dollari all’anno. Le sue proposte sono di alzare la tassa sui redditi delle società dal 21% al 28%, e di riportare al 39.6% l’aliquota relativa alla fascia di reddito più elevata. Inoltre, i redditi finanziari superiori ad un milione di dollari l’anno verranno tassati con la stessa aliquota del 39.6%. Sebbene più ragionevole di una tassa patrimoniale, questa equiparazione dei redditi finanziari a quelli da lavoro appare in forte contrasto con le tradizionali politiche fiscali. Una delle misure più note della Presidenza Trump è stata l’imposizione di tariffe doganali per più di 80 miliardi di dollari, causando una diminuzione del PIL pari allo 0.23 %. Inoltre, poco tempo fa, il Presidente ha ipotizzato un ulteriore inasprimento delle tariffe, ad esempio per penalizzare le aziende nazionali che continuano a produrre all’estero. L’industria dell’automobile è stata tra le più colpite dalle tariffe doganali, a causa della sua dipendenza da componenti importati dall’estero. Mercoledì 23 settembre quattro produttori  Tesla, Volvo, Ford e Mercedes-Benz hanno aperto delle vertenze giudiziarie contro l’amministrazione Trump, chiedendo l’abolizione delle tariffe doganali, che nel loro settore sono pari al 25%, e la restituzione di quanto già pagato. Sebbene il sen. Biden non abbia fatto dichiarazioni in proposito, le aspettative generali sono che manterrà almeno alcune delle sanzioni attualmente in vigore.

Conclusioni

 La popolazione degli Stati Uniti vede il futuro con sempre maggiore apprensione: il rischio  è che ai problemi veri e propri (economia e covid-19) si accompagni la perdita di fiducia nella democrazia come strumento di espressione della volontà popolare.