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Elezioni USA 2020 – Intervista a Paolo Messa

By 13 September 2020 No Comments
A meno di due mesi dalla fatidica scadenza di novembre, questa intervista a Paolo Messa, realizzata da Francesca Forcella, giornalista televisiva e coordinatrice del Chapter Amerigo di New York, inaugura le attività dell’Osservatorio Amerigo sulle Elezioni Presidenziali USA 2020. Nelle prossime settimane, il sito e la pagina Facebook dell’Associazione ospiteranno un dibattito a più voci sugli aspetti politici, economici e sociali di un appuntamento dall’esito incerto ma comunque decisivo per i nuovi equilibri mondiali.
Intervista di Francesca Forcella
Paolo Messa, esperto di comunicazione politica. Ha insegnato alle università La Sapienza e Tor Vergata, a Roma, e all’università di Firenze. Ha fondato la  rivista “Formiche”
Secondo Donald Trump il tre novembre gli elettori saranno chiamati a decidere fra l’ordine e la sicurezza  e il caos se vinceranno i democratici. Mentre per Joe Biden è il presidente a fomentare la violenza. Sullo sfondo c’è un  paese sempre più spaccato.
Le elezioni americane del 2020 stanno rivelando un livello di polarizzazione fra più alti mai registrati nella storia contemporanea degli Stati Uniti. Con gli scontri razziali delle ultime settimane Il tema sicurezza è diventato la bandiera del presidente Trump così come quella dei diritti e in particolare i diritto degli Afroamericani quella del duo Biden/Harris. Si tratta di uno scontro molto duro che sta facendo emergere una spaccatura profonda nel paese ed è anche un rischio molto concreto, molto visibile di  “social unrest”, di proteste sociali nell’intero del paese. Queste proteste che sembrano mettere all’angolo il presidente repubblicano, stanno offrendo in realtà un effetto rimbalzo nel senso opposto perché questo consente a Trump di rivendicare  il suo ruolo di presidente Law&Order, della legge e dell’ordine e sembra che gli ultimi sondaggi gli stiano dando ragione. Credo e per certi versi spero che anche per recuperare l’elettorato moderato i Dems assumano posizioni di maggiore vicinanza e sostegno nei confronti delle forze dell’ordine e dall’altra parte spero che Trump e i suoi supporters facciano qualcosa di concreto per riconoscere il valore del contributo degli afroamericani alla vita quotidiana del paese e alla la sua ricchezza. Mi auguro che alla fine prevalgono le ragioni della convergenza. Non mi sfugge però la consapevolezza che al momento la radicalizzazione sta prevalendo e non è detto che questa radicalizzazione non possa paradossalmente premiare proprio il presidente uscente.
Eppure Biden sembra avere dalla sua l’elettorato afroamericano e la scelta di Kamala Harris, prima donna di colore a essere scelta come candidata alla vicepresidenza dovrebbe  aiutare il ticket democratico?
La scelta di Kamala Harris rientra nello sforzodei democratici di presentare un fronte unito ed evitare le divisioni interne al partito che hanno portato alla sconfitta del 2016 ma non bisogna dimenticare che  il voto negli Stati Uniti funziona in maniera molto diversa rispetto all’Italia. La differenza sta nella capacità di mobilitare il proprio elettorato e portarlo, accompagnarlo quasi  fisicamente alle urne.  L’esperienza di Obama, pur molto apprezzata in Europa e nel mondo per la sua tensione verso i diritti civili non era risultata forse così apprezzata da quella stessa comunità nera che oggi ha preso le redini del movimento di Black Lives Matter. Un pezzo di quell’elettorato, almeno nel 2016, non si era mobilitato a sufficienza. L’impressione è che Il moto di indignazione provocato  dalla morte di George Floyd possa essere una freccia in più nell’arco dei democratici, ma abbiamo visto come il presidente americano sta cercando di rovesciare la situazione richiamando l’attenzione sull’ordine e la sicurezza.
Allora veniamo agli Swing States, i famosi stati pendolo. Trump negli ultimi giorni ha accorciato le distanze, ma nei sondaggi nazionali Biden è ancora in vantaggio. Eppure  la partita si gioca sempre su una manciata di stati dove gli elettori non votano secondo partito, ma secondo coscienza.
Io credo che entrambi candidati faranno tutto il possibile per agganciare gli elettori indecisi contrapponendo due visioni  per il paese e due caratteri opposti. Possiamo certamente rilevare che entrambe i candidati giocano molto sulla debolezza altrui. Biden si propone quasi in maniera antitetica a Donald Trump. Fa del suo carattere, della sua esperienza e anche della sua età l’elemento distintivo e si mantiene dentro quello che possiamo definire il confine del politicamente corretto, a partire dalle regole del distanziamento sociale. Trump rappresenta il candidato che non ha timore di cavalcare la tigre dell’antipolitica, contrappone all’esperienza a suo dire paludata di Biden il suo rapporto diretto con gli elettori, rapporto che tiene vivo con cinguettii di Twitter e con il contatto fisico con i suoi supporter in contrapposizione alle regole di Washington, incarnate da Biden e che lui rigetta come dannose per il paese. Trump ha una maggiore capacità di movimento e Biden non appare cosí forte. ma credo che per fare leva sugli elettori indecisi il fattore decisivo ancora una volta sara’ l’economia.

Vale ancora nel 2020 lo slogan che portò 
Bill Clinton alla Casa  Bianca:” It’s the economy stupid”?
 La capacità di agganciare il rimbalzo -se ci sarà- della ripresa sarà un fattore non modesto per la campagna di Trump, tuttavia  anche queste elezioni sono un referendum sul presidente uscente e  tanto più forte sarà lo scontento tanto maggiore potrebbero essere i voti
“contro” a prescindere dall’ entusiasmo per Biden. E non dimentichiamo che alla fine della campagna elettorale i candidati  si sfideranno dal vivo nei dibattiti davanti al paese e ai giornalisti  e anche questi
 contribuiranno molto sugli esiti finali.
Che ruolo avranno queste elezioni sui rapporti fra Italia e Stati Uniti
Il legame fra i due paesi è sempre stato forte a prescindere di chi siede a Palazzo Chigi e chi alla Casa Bianca. Per molte ragioni Trump  ha rappresentato un’eccezione perchè pur rimanendo fedele al rapporto di grande amicizia verso l’Italia, c’è stato un “downgrade” nel rapporto complessivo con gli altri paesi europei, cosa che non era  mai capitata in passato. Ci  siamo ritrovati in una  situazione per certi versi positivi per l’Italia. Non penso che il nostro paese abbia colto appieno tutte le  opportunità che potevano derivare da questa asimmetria. Detto questo è chiaro che sia Trump e tanto di più Biden lavoreranno per migliorare le relazioni con le principali capitali europee e Washington.
FF Come l”Italia avrebbe potuto sfruttare meglio questa asimmetria?
L’Italia poteva rafforzare molto il legame economico con gli Stati Uniti, laddove si potevano determinare molti “deal” per attrarre capitali e investimenti.  Obiettivamente  nell’ultima fase dell’amministrazione Obama con Renzi ci furono segnali molto importanti sia nel settore dell’industria farmaceutica che in quello della tecnologia per attrarre maggiori investimenti in Italia e far crescere ancora di più la quota già enorme dell’export italiano negli Stati Uniti. Quando c’è stato l’annuncio di voler aderire in pompa magna alla via della seta il rapporto con gli Stati Uniti non è venuto meno, ma certamente non abbiamo favorito lo scambio economico con Washington.