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Carmichael chiude a Milano le conferenze su Obama e l’Islam

By 20 November 2009 No Comments

Michael Carmichael“L’Islam è parte sostanziale degli Stati Uniti”. Su questa frase, che sintetizza la nuova strategia del presidente Barack Obama, s’è imperniato l’incontro del 20 novembre con Michael Carmichael promosso da Amerigo-Milano. Dopo Napoli e Roma (Bari cancellata per scioperi Alitalia), era l’ultima tappa in Italia per il politologo americano fondatore di Planetary Movement, invitato dalla nostra Associazione. Per un ospite importante una sede di prestigio, la Sala del Grechetto della Biblioteca Sormani, offerta dal Settore Cultura del Comune di Milano grazie a Aldo Pirola, socio Amerigo e direttore delle biblioteche milanesi.

Accanto a Carmichael (tradotto brillantemente da Lidia Zanardi) Yahya Pallavicini, imam e componente della Consulta per l’Islam italiano, Armando Spataro, procuratore aggiunto presso il Tribunale di Milano, specializzato in antiterrorismo, Viviana Mazza della Redazione Esteri del Corriere della Sera. Ha coordinato Luigi Ippolito, vice caporedattore Esteri sempre del Corriere (con una introduzione di Massimo Cugusi, presidente nazionale di Amerigo). Pubblico molto attento, che ha dato vita a un dibattito tanto concreto e sentito che si è abbondantemente sforato rispetto ai canonici tempi delle conferenze. Segno che l’obiettivo è stato raggiunto. Con qualcosa in più. Il benvenuto di Aldo Pirola, padrone di casa, è stato anche un’utile chicca di storia dell’arte: ecco spiegata la simbologia delle tele (prima metà del Seicento) che riempiono le pareti della sala. E’ il mito di Orfeo, l’uomo che con il suo strumento simile a una viola seduce la Natura, rappresentata da ogni specie d’animali, alberi e fiori. Una visione globale, come quella al centro degli interventi. Il nuovo capo della Casa Bianca insediatosi il 20 gennaio 2009 ha voluto rompere con l’eredità lasciata da George W. Bush che credeva nella “guerra globale al terrore” e nello “scontro di culture e civiltà”. Obama – ha ricordato Ippolito – ha teso la mano all’Islam, s’è impegnato a sciogliere il nodo del conflitto israelo-palestinese. Ma a queste aperture non sono ancora seguite azioni concrete.   Carmichael rileva che Obama è il più cosmopolita di tutti i presidenti americani, affronta i problemi con una visione realista e non idealista come il predecessore, è convinto che il dialogo e la diplomazia, non la guerra e le torture, siano le armi per arrivare alla pace. Dopo le aperture e gli appelli, però, ha visto calare la sua popolarità in Israele e quanto all’Afghanistan sa che gli americani non vogliono la guerra, ma deve prendere tempo sulle richieste dei generali di inviare nuove truppe. “Obama – conclude Carmichael – riesce a parlare con un linguaggio globale, è uomo di pace e di riconciliazione. Ma il mondo è complesso: per realizzare cambiamenti senza bombe ci vuole tempo”. Viviana Mazza ha quindi analizzato tutte le reazioni dei media, sia americani sia mediorientali: dopo gli entusiasmi iniziali per il “Kennedy nero”, si è passati a un certo scetticismo e agli interrogativi: in sostanza Israele dice “Ci chiedi troppo” e gli arabi sono delusi. Risultato, una posizione debole.   Pallavicini afferma che non può esistere un conflitto tra religioni e civiltà, se la prende con l’incoerenza dei “cattivi religiosi” e condanna i fondamentalisti islamici che fanno uso strumentale della propria cultura per la tutela dell’arabicità creando un nemico ( e “Bush è caduto nella trappola di questi fondamentalisti”). Dà poi atto a Obama dell’apertura all’universalità del mondo e per il rispetto delle differenze di culture e delle identità delle religioni. Armando Spataro crede nella strategia di Obama per combattere il terrorismo internazionale: non occorrono guerra, torture, servizi segreti, bensì rispetto delle identità, delle culture. “Abbiamo bisogno della collaborazione degli islamici. Se vogliamo l’integrazione non abbiamo bisogno di discriminare, di classificare i musulmani come diversi. Bisogna risolvere il problema delle moschee, bisogna rivedere le leggi sull’immigrazione, ricordando che l’emigrazione era il più antico dei diritti. Bisogna evitare gli allarmi strumentali. Speriamo che Obama non sia soltanto una icona”.

 

Sandro Rizzi (Coordinatore Amerigo-Chapter di Milano)