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A Napoli una conferenza del Procuratore nazionale antimafia

By 24 February 2014 No Comments

Grande successo a Napoli per l’incontro con il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, organizzato dal Consolato generale e dal Chapter del Sud Italia dell’Associazione. Un folto pubblico di soci ed altri alumni dei programmi di scambio internazionale del Dipartimento di Stato ha seguito con interesse l’esposizione dell’illustre relatore (anch’egli alumnus) alla quale ha fatto seguito una vivace sessione di domande e risposte. A fare gli onori di casa, il console generale Colombia Barrosse: “Sono particolarmente onorata – ha dichiarato – di ospitare il dottor Roberti, un uomo di Stato votato alla lotta alla crimialità”. L’incontro, moderato da Gianluigi Traettino, coordinatore del Chapter e consigliere delegato per il Mezzogiorno, si è svolto a poco più di una settimana dall’operazione “New Bridge”, coordinata da Fbi e Polizia italiana, che ha portato al fermo di 24 persone a New York legate alla famiglia mafiosa dei Gambino e alle cosche della ’Ndrangheta.

“L’intervento dei giorni scorsi – ha spiegato Roberti – prevede anche il sequestro dei beni per sottrarre ricchezza all’organizzazione criminale. Tutto è avvenuto grazie alla forte collaborazione e trasparenza tra le forze dell’ordine dei nostri Paesi”. Ma c’è ancora molto, moltissimo lavoro da fare. Secondo una risoluzione del Parlamento europeo dello scorso 23 ottobre il giro di soldi accumulati dalla criminalità organizzata criminalità a organizzata è quantificabile in 670 miliardi di euro.

Ma in che modo le cosche incidono concretamente sui costi del mercato? “Innanzitutto sottraendo al fisco una serie di attività – prosegue il procuratore – Poi introducendo nel mercato una serie di asset di provenienza non controllata, che causano disparità concorrenziale”. E poi c’è la corruzione, probabilmente l’aspetto più allarmante e che in Europa muove mediamente un giro di 120 miliardi di euro, l’uno per cento del prodotto interno lordo UE. “In questo caso, purtroppo, l’Italia ha un ruolo di primato: si parla di cifre superano i 60 miliardi. Anche perché la corruzione non è ancora punita a sufficienza nel nostro Paese. Quindi, attraverso bustarelle e spinte, il metodo da sempre preferito da Cosa Nostra, si ottiene il controllo di appalti, di finanziamenti e si altera la concorrenza depauperando l’economia legale. Di fronte a questi numeri non può essere sufficiente la sola repressione”.