Tutti vogliono regolamentare le lobby, ma in Italia nessuno ci è ancora riuscito. Sessanta progetti di legge in parlamento e sessant’anni di tentativi andati miseramente falliti. Tutta colpa della politica… ma anche di proposte non sempre mature e al passo con i tempi.Però questa volta qualcosa è andato in modo diverso. La Giunta per il Regolamento della Camera dei Deputati ha approvato la “Regolamentazione dell’attività di rappresentanza di interessi nelle sedi della Camera dei Deputati”, un primo passo nella direzione della regolamentazione delle lobby. Un’iniziativa “sperimentale” così la definisce l’On. Pino Pisicchio che è stato relatore del provvedimento, un regolamento che per sua natura si limita a definire le modalità di accesso dei rappresentanti di interessi all’interno di uno dei due rami del parlamento. Un passo avanti importante in un territorio delimitato ma dove fino ad ora altre iniziative avevano fallito. Un segnale di coraggio che dovrebbe portare quanto prima all’approvazione di una normativa primaria.Ci sono altre proposte di legge in discussione in Parlamento, ricorda Giampiero Zurlo, presidente di Utopia, società specializzata nelle relazioni istituzionali, che martedì 10 maggio ha ospitato Craig Holman il lobbista di Public Citizen, l’organizzazione di Washington che rappresenta da più di quarant’anni i cittadini americani davanti al Congresso. “I rapporti con le lobby sono stati regolati in alcune regioni, in alcuni ministeri, poi alcune amministrazioni hanno fatto passi in dietro. Ora la Camera dei Deputati fa un passo avanti, ma manca un quadro organico chiaro” spiega Zurlo.
L’incontro con Craig Holman è stato organizzato in collaborazione con l’Ambasciata USA e con Amerigo, l’associazione che raccoglie i partecipanti ai più prestigiosi programmi di scambio culturale con gli Stati Uniti. Holman, orgoglioso della sua professione confessa che “mia madre ha difficoltà a dire in giro che suo figlio fa il lobbista. Anche da noi purtroppo questo termine può assumere un significato negativo”. Per liberare il campo dagli affaristi spregiudicati Holman ha accompagnato le istituzioni americane nella lunga strada che ha portato al rafforzamento della normativa federale, dal Lobbying Disclosure Act del 1995, all’approvazione dell’Honest Leadership and Open Government Act del 2007 e alle sue successive modifiche che non lasciano più spazio a comportamenti criminali. “Dobbiamo essere orgogliosi del nostro mestiere” prosegue Holman e per questo occorre rafforzare la normativa esistente, per evitare che siano il denaro e le relazioni poco chiare a determinare l’evoluzione della normativa. I lobbisti in America lavorano alla luce del sole e si iscrivono ad un registro pubblico per garantire la massima trasparenza. Tutti possono vedere chi sono e cosa fanno. Anche le amministrazioni hanno obblighi analoghi devono rendere i propri documenti di lavoro scaricabili e accessibili tramite la rete Internet. Tuttavia è importante andare oltre la trasparenza, “Beyond transparency” come dice lui. Vanno stabiliti limiti chiari per i rimborsi dei pranzi e delle cene di lavoro, limiti per i regali e per i viaggi che non devono prolungarsi oltre le ragioni di lavoro.
Anche l’On. Antonio Misiani del Partito Democratico conferma l’importanza di queste misure, che renderebbero più sano lo scambio di informazioni tra industria e politica. La normativa statunitense è la più avanzata. E’ un chiaro riferimento per la discussione italiana sulla regolamentazione delle lobby. Ci vorranno anni per arrivare a una normativa così matura. In Italia stiamo dedicando molta attenzione a normare l’accesso ai palazzi, il cosiddetto registro dei lobbisti. Anche se i risultati sono incerti e frammentati siamo sulla buona strada. Ma questo non è l’unico punto. Dobbiamo pensare in grande, aspirando a un progetto organico che si applichi a tutte le istituzioni, che stabilisca obblighi di trasparenza tanto per i lobbisti quanto per le amministrazioni. Occorre chiarezza, andando a definire meglio il “traffico di influenze illecite” in modo inequivocabile definendo caso per caso tutti i comportamenti da regolare, limitare e sanzionare. Uno a uno, come avviene nella normativa americana: pranzi, cene, viaggi, regali, incarichi di lavoro. Occorre eliminare ogni area grigia per rendere efficace la lotta alla corruzione. Intervenendo nella discussione l’On. Danilo Toninelli del Movimento 5 Stelle ha subito chiarito che il movimento non è contrario in linea di principio alle lobby, ma “è fondamentale che la loro attività si svolga con etica e con trasparenza”. L’intervento di Holman è stato molto apprezzato al punto che Toninelli lo invita a tornare in Italia per intervenire in sede di audizione. Nel frattempo una sentenza della Corte Suprema Americana ha abolito i limiti di spesa che si applicavano alle multinazionali nel finanziamento delle campagne elettorali, che ora vengono equiparate ai cittadini e per questo possono contribuire oltre ogni limite. E’ proprio per questo che i candidati alle Presidenziali 2016 raccoglieranno più fondi rispetto a tutte le precedenti elezioni. C’è ancora lavoro da fare confessa Craig Holman, “la raccolta fondi sarà il prossimo punto da trattare”.